Ho visto questo nuovo film, Dumbo, e ho sperato di tornare un poco bambino, per un attimo almeno, perché ultimamente ho un po’ paura di soffocare; perché, purtroppo lo devo dire, sento un gran peso gravare sul mio capo.
E in questo nuovo film, c’è una gran quantità di gente nuova: il soldato buono, l’impresario cattivo, il dio denaro, la madre natura, la grande acrobata, e il nano, c’è il bambino allegro e la bambina magnifica: c’è questa bambina saggia, dal metodo scientifico, sicura come l’immagine di se stessi quando si guarda dentro uno specchio: com’è che questi bambini ormai devono essere più forti degli adulti?, mi sono detto, devono riparare alle ragazzate dei padri e delle madri; c’è in questo film nuovo – Dumbo – un tizio infantile con uno strano ciuffetto che spacca i comandi della torre di controllo, che sbuffa e impreca e brucia il (suo) mondo – e chi sarà mai, mi son detto? – e c’è la bambina seria, che ti guarda dritto negli occhi e ti rimprovera, implacabile, retta e secca – e chi sarà mai? Insomma in questo nuovo film – Dumbo – ci son due coccodrilli e un orangotango, due piccoli serpenti, un’aquila reale, un gatto, un topo, un elefante, non manca più nessuno, solo non si vedono i due liocorni; non si vedono i liocorni, ecco, e io che un po’ ci speravo, e nemmeno Tim Burton si vede più, e nemmeno l’elefantino briaco mézzo, e i corvi neri sacri; la piuma era nera, ora la piuma è bianca, e alla fine la piuma sparisce: ma c’è comunque Dumbino et panem et circenses; e poi si vede che i bambini sono saggi, ormai, non hanno mica più tempo per le favole, per i liocorni, devono salvare la madre terra, devono tirare le orecchie ai genitori, devono reindirizzare il destino del cosmo, quindi molliamogli ‘sto malloppo ai bambini, che ci tirino fuori dai guai, e anche in fretta.
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