Cedars-Sinai Medical Center, Los Angeles, CA, 20 dicembre 2009, ore 10.04
Il dr. Eneas Silver, dopo aver guardato l’orologio al polso, dichiara, di fronte a due testimoni, il decesso di una promettente attrice trentaduenne. Il suo nome è Brittany Anne Murphy-Monjack, è bionda, ha grandi occhi lievemente sporgenti ed è magra come un’ostia. I suoi capelli puzzano di vomito e sul dorso della mano sinistra c’è una scritta scolorita che potrebbe essere blow over o brick oven, è davvero difficile dire.
L’emittente E! divulga la notizia.
Stando alla relazione del coroner nel suo sangue ci sono: Topamax (anti-epilettico, emicranie), Metilprednisolone (anti-infiammatorio), Fluoxetina (depressione), Klonopin (ansia), Carbamazepina (sintomi del diabete e bipolarismo), Ativan (ansia), Vicoprofen (antidolorifico), Propranolol (ipertensione, attacchi di cuore), Biaxin (antibiotico), Idrocodone (antidolorifico oppiaceo), L-metanfetamina (usata nei decongestionanti americani della Vicks® ma non in quelli canadesi o indiani, per esempio), Clorfenamina (un antistaminico), Paracetamolo – tutto regolarmente prescritto. Dunque, nessuna droga è presente.
Da una sibillina dichiarazione del dr. Sheperd, resa sul retro dell’ospedale guardando altrove: «Le medicine per la tosse ti fanno smettere di tossire e quindi ti senti meglio. Ma tossire serve a espellere il muco e i batteri, allora in effetti curare la tosse significa aggravare la polmonite».
Puerto Rico, 7 dicembre 2009, ore 12.47
Brittany è sul set di The caller, un thriller soprannaturale. Il regista è un bell’uomo dai lineamenti affilati, il naso un po’ storto, incredibilmente comprensivo. Ha insistito lui per averla nel film ma adesso deve dirle che non se ne fa di nulla, che sarà forse la millesima volta che non si ricorda le battute. Brittany è voltata verso il mare e piange senza un vero motivo. Quando piange senza un vero motivo sa che le cose sono messe davvero male. Un amerindio la guarda da una barca e la saluta. Il motto di Puerto Rico è Joannes est nomen eius. Un’altra cosa che non si ricorda è di essere famosa.
Lo studio dell’avvocato Graw, Los Angeles, CA, 1 luglio 2010, intorno alle 11
Sharon, la madre di Brittany, rotea le pupille e urla come se stesse per farsi esplodere. Poi improvvisamente si calma e va verso l’enorme finestra. La città sembra un miraggio fluttuante. Le macchine sono sciolte nell’aria bollente. Si riesce a sentire il rumore dell’aria condizionata, adesso. Non dormo più, dice Sharon. Ho sbalzi di peso. Non mi tingo i capelli da mesi.
L’avvocato Graw asserisce che fare causa alla ditta di costruzione della casa sarebbe come buttare i soldi nel cesso. Forse ha più senso fare causa alla ditta delle pulizie, aggiunge. Sharon dice qualcosa sottovoce.
Hollywood Hills, CA, 24 maggio 2010, ore 15.21
Simon Monjack, sceneggiatore, produttore e regista, nonché marito della defunta Brittany, cade per terra mentre fa la doccia e muore due minuti dopo.
Ha quarant’anni.
La casa intestata a suo nome, dove viveva con la moglie, continua a vivere di vita propria. Le telecamere in giardino riprendono la vita del giardino. I sorveglianti presenti 24/7/365 continuano a scherzare fra di loro e a passarsi la droga. La muffa passa di stanza in stanza dai soffitti e ingloba tutto.

Conferenza stampa congiunta, Los Angeles, CA, 28 giugno 2010, ore 18.38, in lieve ritardo
“[…] L’attrice Brittany Murphy era dunque fortemente anemica, soffriva di asma e di polmonite. Tuttavia nelle ultime settimane della sua vita era così sedata da non rendersi più conto di quanto stesse male. La muffa, particolarmente presente nel bagno e nei punti più umidi della casa, avrebbe giocato il ruolo di coup de grâce. Le delicate e invisibili spore hanno popolato le vie aeree della Nostra per qualche giorno, prima di provocarle la crisi respiratoria e il conseguente arresto cardiaco. Il caso ha voluto che anche il marito, Simon Monjack, appena cinque mesi dopo, cadesse sotto il fuoco delle stesse spore killer. […] La coppia viveva reclusa nell’enorme villa, ostaggio della paranoia e del terrore dei paparazzi. Fonti a loro vicine affermano che fossero convinti della presenza di un elicottero perennemente in volo sopra le loro teste. […] La casa era molto sporca e i due non uscivano più neppure per farsi vedere dal dottor Sheperd. […] C’erano vestiti dappertutto”.
Austin, TX, 31 marzo 2004, ore 02.13
Vicino al set di Sin City, si festeggia in un locale l’inizio delle riprese. Frank Miller si avvicina ubriaco a Brittany Murphy, l’attrice che interpreta Shellie, e le dice che la ama, che da quella sera in poi la chiamerà “irrigatore impazzito” perché sprizza gioia proprio come un irrigatore impazzito. Brittany esplode in una risata sguaiata, poi abbassa gli occhi, poi capisce e ride di nuovo.
Rispondi