di Lavinia Ferrone
Nota dell’autore. Premetto che questo doveva essere un pezzo sul film-tv su De André che sono andata a vedere al cinema in modo da godermi Marinelli formato XL. Poi nel pezzo non avrei parlato di Marinelli che comunque è un grande attore. Cioè, Marinelli non è solo bellissimo, Marinelli sa pure recitare capito. Si vede che Marinelli ha studiato tipo dizione. Però giuro, non avrei parlato di lui. Voleva essere un pezzo che ripercorreva il ruolo della sigaretta nel cinema. Si fuma molto meno nei film di oggi rispetto a un tempo. Ma non nel film su De André. Quindi l’idea di smettere di fumare? É andata in fumo, quando sono uscita dal cinema dopo tre ore e mezzo di film e l’ansia che non incontrerò mai Marinelli, e che comunque anche se lo incontrassi non saprei che dirgli, e che comunque anche se sapessi che dirgli lui non mi considererebbe. Magari lo incontrerei all’uscita del cinema, dopo il film su De André, gli chiederei se ha da accendere, e magari lui a quel punto mi chiederebbe una sigaretta asserendo che “Dopo questo film ho dovuto riniziare”.
Comunque.
C’è che un giorno Françoise va a fare la spesa all’esselunga in piazza Piervettori. Si incontra all’entrata con il suo fidanzato, Jean Pièr. Entrano, sono felici, la giornata è quasi finita. Le rondini colorano il tramonto in su e in giù dai nidi.
Françoise prende il cestino giallo, nel chinarsi si sistema il foulard(1) di seta sulla spalla sinistra. Si gira e guarda il viso stanco del suo Jean Pièr. Gli sorride e il sorriso accende le piccole ma evidenti rughe sul suo volto. Anche lei è stanca, ha le occhiaie, non vorrebbe fare la spesa, ma in casa, sul piano di marmo in cucina, sono rimasti solamente due cipollotti bianchi. Jean Pièr si avvantaggia dirigendosi a scegliere un buon bordeaux(2). Lei lo osserva allontanarsi. Come è diventato, la pancetta, i capelli brizzolati, le mani, gli sono invecchiate le mani. Mentre lo fissa standosene immobile, un avocado rotola ai suoi piedi, lei abbassa lo sguardo di scatto, si china a raccoglierlo, si rialza. Davanti a lei, Camille. Si conoscevano da molto tempo, ma avevano avuto una breve liaison(3) pochi anni prima, durante un periodo di crisi di coppia con i rispettivi compagni. Decisero di troncarla non appena si accorsero che si stavano innamorando l’uno dell’altra. Non lo vedeva da allora. Alto, castano, occhi verdi, barba incolta, camicia verde, golf bleu(4). Lei ha in mano l’avocado, la bocca serrata, il fiato interrotto. Lui le sorride come le sorrideva quando facevano l’amore. Ogni volta che lui sorrideva gli si abbassava sopracciglio sinistro, come se fosse in imbarazzo a farsi vedere ridere, a scoprirsi felice.
Lei gli porge l’avocado, lui lo prende, entrambi si guardano alle spalle per controllare che non ci siano i rispettivi compagni nei paraggi. Si salutano, si chiedono “Come stai” si rispondono “Bene” “Ci vediamo” “Ciao”. Si separano. Lei verso i salumi, lui verso i surgelati.
Françoise sente una fitta allo stomaco. Fissa i detersivi per piatti. Un’anziana donna le si avvicina “Tu lo ami Françoise?” lei si gira di scatto, non è certa di aver capito “Cos…Cosa?” “Tu lo ami? Rispondi! Ami Jean Pièr? Lo ami il tuo Jean Pièr?” Françoise afferra il detersivo FIDEL in confezione bianca da 79 centesimi e si affretta verso la gastronomia. È scossa. Prende il numerino. Settantuno, sta a lei. L’inserviente ha in mano un San Daniele, la guarda. Lei sta per accennare “Due etti di…” l’inserviente la interrompe, si toglie la retina dai capelli “Françoise devi smetterla di avere paura. Devi smetterla di pensare di non essere abbastanza. La vita è ora. Cosa credi, che sarà rimanendo con Jean Pièr che rimarrai al sicuro? E da chi? Da te stessa, tu non lo ami Françoise, tu ami Camille!”.
Françoise se ne va, trovandosi a girare su stessa in mezzo al corridoio dei vini “Ma dove cazzo è Jean Pièr?” freneticamente continua a pensare che vorrebbe un modo semplice per uscirne “Gesù, trovami un modo semplice per uscirne, ti prego! Ti prego!”.
Accanto a lei, una commessa dell’Esselunga sta prezzando le confezioni di cotton fioc, è in ginocchio, la guarda dal basso verso l’alto con aria pietosa. “Tu ami Camille, Françoise. Lui ti ama! Vorresti scrivergli tutti i giorni, ogni giorno aspetti una sua telefonata, ci pensi continuamente, anche mentre fai l’amore con Jean Pièr! Basta Françoise! Basta! Devi lasciare Jean Pièr! È una storia finita! Vai nel corridoio dei sott’oli! Camille è là! Va da lui! Scegli lui e va da lui! Ora! Or…”
In quel momento si sente uno schianto provenire dal corridoio dei sott’oli. Poi buio per un istante in tutto il supermercato.
Uno dei neon si è staccato dalle catene che li sostengono.
Jan Pièr riappare improvvisamente abbracciando Françoise. “O mon dieux stai bene”.
Si sente una donna urlare in lontananza. Davanti a loro, un bambino seduto sul carrello, con le gambe incastrate a penzoloni guarda Françoise “Camille è morto, è rimasto schiacciato”.
Un uomo chiede aiuto “Qualcuno chiami un’ambulanza!”.
Camille. È morto. Schiacciato da un neon nel reparto sott’oli.
Françoise non versa neanche una lacrima. Non vuole raccontarsi che in cuor suo si sente sollevata. Dopo un’ora circa vanno via dal supermercato per tornare a casa.
Mentre Jean Pièr guida parla ininterrottamente dell’accaduto, ripete “Mon dieux, quella povera ragazza che era con lui, non riesco a immaginarti. Pensa se fosse accaduto a me”.
Françoise fissa fuori dal finestrino, ormai è buio. La giornata è finita, e con essa, tutti i dubbi.
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1,2,3,4 potevo usare un termine italiano ma il campanilismo francese mi ha contagiato.
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