Il cinema è nato con l’immagine di un treno che arriva in stazione. Oggi, più di cento anni dopo, i treni ripresi scorrono dietro una linea gialla che la voce fuori campo avverte: “Non oltrepassare” (Dall’ultimo intervento in sala, proiezione del 22 giugno 2015 presso il cinema Odeon di Firenze)
Io e la vacca | Vorrei essere una mucca
Ho sempre invidiato le mucche con tutta la loro rassegnazione e la coda che sventola a destra e a sinistra per allontanare le mosche e la bocca che biascica erba ininterrottamente e i muggiti lanciati contro il sole e la lingua ruvida che lecca zollette di zucchero, quasi quasi fosse una giraffa, una capra, un piccolo gatto sterile. La mucca non è altro che tutto quello che non riesco ad essere: è pacifica, a posto, ok, una tipa giusta, fa le cose come devono essere fatte e mastica a bocca chiusa e parla in modo yea. Avete mai visto se per caso la mucca sbavi? O l’avete mai sentita ruttare? Si scaccola mentre aspetta che scatti il verde? Si arrabbia quando qualcuno la tratta male?
Campari Red Passion|Fornellini in stanze chiuse
Nella camera d’albergo, dentro al letto, sotto le coperte di cotone chiare, lui domanda a lei cosa abbia insegnato oggi ai suoi studenti di scuola staineriana, cosa hai insegnato a quelle merde pensa in verità, e pensa a una professoressa già completamente sovrastrutturata con tutta la pornografia che si è depositata sull’argomento.
Boulevard | U-turn
Il trailer di Boulevard, “l’ultimo toccante film interpretato da Robin Williams”, come recita la didascalia, lascia intendere tutto il film e tutta la sua morale. La splendida favola americana del “u-turn” – in Italia diremmo inversione a u – secondo la quale nessuno è mai troppo alle strette da non poter dare una svolta alla propria vita. Non è mai troppo tardi. La forza c’è, basta trovarla e volerla trovare.
Trilogia Pusher | L’odore dolciastro del marcio
Jurassic World | Dinosauri a Expo
A Expo c’è l’Albero della vita, che per chi non lo sapesse è un torrione alto trentasette metri in legno e acciaio, dotato di decori floreali, che s’innalza in mezzo a un laghetto punteggiato di fontane e all’occorrenza sputa fumo colorato (l’albero, non il laghetto, quello sprizza solo getti d’acqua). Dato che questa specie di totem che sembra uscito da un festival goa-trance è costato svariati milioni di euro, viene da domandarsi quale sia la sua reale utilità. Risposta: nessuna. Ma hey, è una fiera, e i visitatori vogliono intrattenimento. A Jurassic World invece c’è l’Indominus Rex, un bestione creato in provetta shakerando geni di T-Rex con quelli di altre varietà animali per ottenere un ibrido che unisca la ferocia di un grande carnivoro preistorico a una forza e un’intelligenza fuori dal comune, senza contare una forte propensione a uccidere. Anche l’Indominus è costato alla Masrani Global svariati milioni di dollari, oltre che un rischio d’impresa non indifferente. Ma anche qui, stiamo parlando di un parco tematico, e i clienti vogliono più zanne, più artigli, più sangue.
San Andreas | Conosciuto anche come San Andreas 3D
Non mi ricordo chi sosteneva che ogni film hollywoodiano può essere ricondotto ad una struttura di base comune. San Andreas 3D è un film che si interconnette esplicitamente con Sharkando, Inception, Titanic, Independence day, Moana la scandalosa, Via col vento e chi più ne ha più ne metta. Sinceramente io mi sono buttato via per ben 114 minuti di puro intrattenimento repubblicano.
Eisenstein in Messico | Già a giugno
Già a giugno le cose si erano messe al peggio. Dopo maggio era arrivato in città un caldo straordinario, il lavoro non mi piaceva più. Noi due uscivamo a cena dal messicano non buono, ma qualche mese prima la cosa non sembrava interessarmi, invece ora gettava una luce triste su quelle serate passate a bere Margarita. Il nostro amore dov’era finito?
The Tribe | Vita da cani
Sto aspettando la mia amica quando entra una coppia trafelata con cane al guinzaglio. Lei guarda la bigliettaia, poi indica l’animale e domanda “lui?”. La cassiera si produce in una serie di espressioni di sorpresa, disappunto e sconcerto una dietro l’altra. Sulle porte del cinema sono affissi cartelli piuttosto eloquenti, ma l’aria perentoria della proprietaria del cane l’ha gettata in un irreversibile stato ansioso. Mi guarda, “che si fa?”, come se la cosa dipendesse da me. Faccio cenno di si con la testa e vengono lasciati passare. La ragazza non sorride, non ringrazia, forse segretamente sperava che il suo accompagnatore non socialmente accettabile l’avrebbe salvata da due ore di film ucraino interamente in linguaggio dei segni. Non sembra soddisfatta, forse per una volta il cane non è stato il migliore amico dell’uomo. “Come si chiama?” chiedo. “Rocco” mi risponde.
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