Il titolo originale del film di Hirokazu Kore’eda che ha fatto sballare i critici al festival di Cannes è Manbiki kazoku, che in giapponese significa più o meno “la famiglia dedita al taccheggio”. Come spesso avviene, tuttavia, in italiano il titolo è stato reso in maniera piuttosto libera, facendo sparire ogni genere di riferimento ad appropriazioni indebite e tenendo invece l’unica parte che interessava alla distribuzione: la famiglia. La manovra, certamente giustificata da beghe di traduzione e marketing, ha tuttavia qualcosa di profondamente ingiusto, e ricorda quelle storie in cui il giovanotto ordinario con la testa sulle spalle rimedia il cabinato e l’impiego di lusso, mentre al ragazzetto scapestrato con un innegabile parterre di talenti non resta che sgobbare in qualche laido magazzino e sposare una rigida dieta di alcool e carboidrati. Per quanto non troppo attraente se sbattuto su manifesti 40×60, il limpido concetto di taccheggio è pur sempre intriso di un mix di creatività, adattabilità e disperazione mai eguagliato da nessun altra forma d’arte e/o pratica sportiva, ed è triste saperlo iniquamente estromesso dalle bacheche dei cinema italiani. In un intempestivo moto di contrappasso ecco dunque quattro storie di taccheggio come ciò che in effetti è: autorappresentazione, atto performativo, rivendicazione estetica, affermazione sociale e in una parola principio di realtà.
Shark – il primo squalo | 6
Quando avevo 17 anni stavo con una ragazza che amavo come solo un diciassettenne potrebbe amare. Lei era più bella, intelligente e simpatica di me. Come fosse possibile che mi ricambiasse io proprio non lo so. Quell’estate lei andò in Australia per uno scambio con un’altra studentessa e là visitò un acquario dove viveva il grandissimo squalo bianco, il terrore degli oceani. Quando le chiesi che aspetto avesse, rispose che le era sembrato triste e apatico, non faceva nulla di impressionante. Provai delusione. Mi disse anche che mi aveva tradito là in Australia, ma l’immagine che mi è rimasta nel cuore è quella di un pigro squalo bianco rinchiuso in una vasca.
Assurde morti a Hollywood | Summer special edition
Jack Nance † Michel J. Anderson, l’attore che ha interpretato il nano della Loggia nera in Twin Peaks, il 16 agosto 2015 ha pubblicato su Facebook uno strano post dal quale si evincerebbe che David Lynch, oltre a essere un famoso regista, sarebbe anche uno stupratore incestuoso, un assassino e un manipolatore.
Il Bi e il Ba | Sterili tentativi di miglioramento umano attraverso l’utilizzo della specchiata onestà in ambito cinematografico
di Gabriele Merlini «Posto che il cinema sia finzione e la finzione il bello del cinema, fingere di amare il cinema dovrebbe essere la sublimazione di tutto. No?» Silenzio.
Assurde morti a Hollywood | Heath Ledger
Arthur, primo porta barella Il mio primo pensiero quando l’ho visto è stato: ecco un altro attore morto.
It | Fobofobici, unitevi
Il film più bello della storia del cinema #3 Lo shazam delle espressioni (Tunnel)
di Pierluca D’antuono
On the road | I miei amici scrittori
Molti dei miei amici scrivono. Alcuni dei miei amici che scrivono sono filosofi (cit.) Tappe della vita. A dieci anni il calcio. A venti la droga. A trenta la scrittura (del calcio e della droga).
Lizzie McGuirre – Da liceale a popstar | Basta che alla fine ci siano almeno due punti
Bufere di neve cinematografiche che forse contengono pillole non veritiere a scopo non divulgativo e non medico e neanche sessuale, ma solo esistenziale: