Ieri lo scantinato dove gli S.T.Anonimi si incontrano era freddo. Il riscaldamento si è rotto per l’ennesima volta. Le dichiarazioni all’ambone sono state più veloci del solito, tutti rattrappiti ognuno nel proprio giaccone. La luce al neon che mette in risalto il colorito poco sano dei volti. Il caffè nel bicchiere di carta che oltre a bruciarti la bocca ti riscalda le mani. Ce ne stavamo in silenzio ad aspettare il momento in cui il coordinatore ci avrebbe dato il permesso per andare al buffet. Tutti quei biscotti secchi e i succhi di frutta. C’è odore di muffa agli angoli dello scantinato.
S.T.Anonimi 1
Negli ultimi mesi, dopo che la mia famiglia mi ha sbattuto la porta in faccia, i miei amici non mi rivolgono più la parola, dopo che ho venduto ogni piccolo ricordo che mi apparteneva e la mia ragazza mi ha abbandonato, quando ogni singola cosa si è distrutta pur di mantenermi nella mia calda dipendenza, allora ho deciso di frequentare questo gruppo di sostegno che si chiama S.T.Anonimi.
Werner Herzog mangia la sua scarpa | Primo maggio
Ecco il mio primo maggio: Dormito la maggior parte del giorno, tipo dodici, tredici ore, al limite dell’inumano. Parlato diffusamente di stanchezza arretrata e di lavoro eccessivo, non per schernirmi ma sì, per giustificarmi.
Commenti in ordine sparso sul 7° Middle East Now
1. Il fienile più fotografato d’America Una delle prime impressioni è che in questo festival specifico ci sia il più alto numero di fotografi per numero di film e di spettatori. Cos’è che essi fotografano esattamente? Volti di persone in fila, volti di registi, organizzatori, assistenti, file sui foyer, cinema pieni. Andando via da Villa Bardini, con il glicine in fiore, pensavo che la memoria complessiva di tutte le macchine fotografiche è solo apparentemente infinita: e che tuttavia no, non è in grado di fotografare (quasi) un bel nulla. Non quel glicine. Dio, come sono moralista.
Ascensore per il patibolo | Sindacalisti e locandine
Stamattina mi sveglio dopo tre difficili ore di sonno: le coperte appallottolate sul lato corto del letto. Ho freddo. Mi alzo e mi lavo parzialmente la faccia, solo le zone più rilevanti per una corretta gestione dei rapporti sociali. L’aria è fresca anche se ad Aprile non mi sarei mai immaginato che alle sette di mattina fosse possibile uscire in maglietta.
Lo chiamavano Jeeg Robot | Cartoline dal foyer
Cartolina n.I Il 5 luglio del 1982, nello stadio Sarrià di Barcellona il pubblico attende con impazienza la partita che sembra destinata a segnare l’uscita dell’Italia dal mondiale. Già dalla metà di giugno, il Brasile di Santana infiamma i campi spagnoli con un gioco da applausi e un’infilata di fuoriclasse. Socrates, Zico, Falcão, solo per elencarne qualcuno. Nonostante l’impenetrabile difesa della selezione di Bearzot, il destino della squadra tricolore sembra segnato. “Italia vittima sacrificale di un Brasile semplicemente stellare”, scrivono i giornali. A sorpresa, invece, Rossi mette a segno una tripletta che rimarrà per sempre nella storia del calcio, garantendo all’Italia l’accesso alle semifinali. Sei giorni più tardi, dopo un 3-0 contro la Germania Ovest, la nazionale italiana alza al cielo la Coppa del Mondo.
Fury | Lettere dal fronte
Bovingdon, Inghilterra, 24 novembre 2013 Mia cara paperetta, il cibo fa schifo. Sono dovuto uscire di nascosto dal carro armato e correre oltre la seconda palude per trovare un paio di hamburger e farla finita con questo cazzo di pesce fritto.