Allora prende improvvisamente forma. Le minuscole parti in cui si era disperso si uniscono tra loro; nessuno lo avrebbe mai immaginato ospite tanto assiduo quanto discreto, e si erge, immenso, nei fumi della morte; osserva l’intera storia di ognuno: una più o meno lunga linea di eventi costellata da migliaia di punti neri – come una sventagliata di pallini esplosa da un fucile a canna liscia –, pronta per essere sgretolata con un colpo di denti.
Se per tutta la vita non si è fatto caso a quei fori, lo stupore di vederlo, il diavolo, mentre li unisce tutti e si serve tanto del primo quanto dell’ultimo, si tramuta in orrore; è lì, maestro dell’inganno auto-indotto, oscuro risultato delle miriadi di piccoli vuoti di umanità e passione che ognuno di noi ha pigramente nascosto negli angoli meno sensibili della memoria, dell’amor proprio e dell’altro.
La prima volta che si presenta, lo fa presto, quando si è bambini. C’è un sottile freddo che sale se si guarda la lucertola a cui poco prima sono state staccate le zampe e la coda, e che poi è stata divisa a metà. È un freddo che annebbia gli occhi, arriva col fumo nauseabondo del fuoco appiccato alla plastica dei giocattoli vecchi e tristi degli altri, o del petardo lanciato ai piedi di un amico.
Il freddo è un piccolo foro nella propria storia; per molto tempo il diavolo ha ingannato gli uomini fattisi da quei bambini, gli ha nascosto il vero peso dei vuoti. E c’è chi ha continuato a vivere grazie a piccoli gesti liberatori, così come lo svelto battito delle palpebre di un cavallo assediato dalle mosche lo illude di averle scacciate; le mosche sono ancora tutte lì a bere dalle sue lacrime.
Il diavolo lo riconoscono soltanto i moribondi, quando stanno per tirare le somme: prossimi alla bilancia che gli sta di fronte; la serie di piccoli inganni si addensa, e i vuoti iniziano a sommarsi, a fagocitare i pieni, e nessuno di noi pensava che fossero così tanti e così profondi, e quando quei vuoti li vedremo diventare così più grossi dei pieni, quando i pieni svaniranno, ecco il diavolo che avrà sottratto al ricordo la sua energia.
E colui che in vita l’ha incontrato muore con una smorfia di orrore per aver capito ormai troppo tardi che la propria vita si sfarina come una trave marcia, rosa dai tarli, portandosi a terra il piccolo mondo personale che il diavolo stesso si porta via.
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