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In fuga dalla bocciofila

Blog dal titolo fuorviante in cui si parla di cinema tra una divagazione e l'altra

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The OA Vol. 2 | Ballare il mise en abyme

1 Aprile 2019 di ferruccio mazzanti

Il mise en abyme è uno degli effetti speciali della scrittura che mi piacciono di più. Solitamente questa magia della scrittura viene usata come taglio intelligente all’interno di una storia per saltare da un punto all’altro della narrazione senza ricorrere al montaggio discontinuo, grafico, ritmico, intelletuale, intensivo, poetico, ecc… Si tratta quasi di un piano sequenza che permette allo spettatore di accettare un volo pindarico della storia da uno spazio e un tempo non contiguo con la scena successiva.

Il più talentuoso scrittore che sfrutta questo effetto speciale del montaggio che io abbia letto è senza dubbio Thomas Pynchon, mentre Philip K. Dick e Richard Matheson lo hanno usato più volte con una funzione non formale, bensì contenutistica. La storia del cinema è piena di esempi, spesso usati come forma alternativa per un flash back. Quando non sono flash back devono essere ritenuti citazioni di Pynchon, Dick e Matheson.

OA concepisce il rapporto tra universi paralleli come un mise en abyme. Una visione barocca della realtà dove vi è un mondo dentro al mondo, come in una specie di (spoiler) matrioska barocca. Ricorda un po’ Don DeLillo in versione mistica.

La recensione seria finisce qui.



Ci sono tanti piccoli giorni in cui ballare ascoltando la musica è l’unica cosa che si può fare. Muovi le spalle da solo in salotto ascoltando la musica a tutto volume.

E sei contento.

Ogni tanto ti domandi se le persone si accorgano di te osservandoti dalla finestra. Ma non te ne frega nulla. Che guardino pure. Ormai, ad essere proprio sinceri, sei arrivato ad un punto in cui mentre cammini per strada con le cuffie conficcate dentro ai timpani canti ad alta voce, stonato o no è indifferente, il pezzo che sta suonando il tuo cellulare. In effetti la gente ti guarda con circospezione: magari sei pazzo. Ma non te ne frega nulla.

E sei contento.

Ti rammarichi che ancora non sei arrivato a ballare nelle piazze, da solo, con gli occhi chiusi. Per adesso ti accontenti del tuo salotto e di camera tua. Hai comprato tre casse wireless che comandi a voce. Casa tua a volte è inondata di suoni in ogni angolo. Non c’è scampo.

E tu balli.

Ascolti di tutto. Un tempo eri così restrittivo in quanto a gusti. Certamente esistono cose che non ti piacciono, ad essere sinceri non poche, anzi hai sviluppato molta più attenzione a evitare le cose che non ti piacciono. Le eviti come la peste. Il brutto è mortale. Eppure, non sai come sia possibile, ascolti un’infinità di cose in più. E ti piace ballarle. Da solo. In salotto. O anche in camera. Ad essere sinceri un po’ ovunque, ma purtroppo non ancora per la strada. Va bene essere pazzi ma c’è un limite a tutto.

E vorresti ballare nudo per la strada.

OA libera in me questo desiderio. Cinque imbecilli che ballano per strada fino a morire. Saltando da una dimensione all’altra. Ognuna di queste dimensioni è in un rapporto con la precedente e la successiva di mise en abyme.

Così tu in quei piccoli giorni balli.

Il mise en abyme.

In altre.

Dimensioni.

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Postato in: Lo sfogone, Oceani di autoreferenzialità, Recensioni vere, Sono figo solo io Tag: ballare, dimensioni, matrioska, Mise en abyme, The OA Fai un commento

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