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In fuga dalla bocciofila

Blog dal titolo fuorviante in cui si parla di cinema tra una divagazione e l'altra

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The neon demon | La plastica e lo spirito

16 Giugno 2016 di ferruccio mazzanti

Dal quaderno di lavorazione di Neon Demon – N.W. Refn

Liberarsi della sceneggiatura, della drammaturgia, della psicologia. Liberarsi della profondità. Il film deve essere pura forma, pura bellezza, pura superficie. Più rimarremo in superficie, più i fanatici della sovrainterpretazione potranno specchiare le loro ossessioni nell’assenza di profondità. Parleranno di acuta riflessione sul contemporaneo, contenuti psicoanalitici, rielaborazione di schemi di genere in chiave post-cinematografica, trasposizione in un contesto iper-materialistico di una figura femminile ascetica ecc.

Spingere il cinema in direzione dell’estetica dominante: videoclip, spot di auto e profumi, videoarte, installazione concettuale. Piegare in chiave grottesca la realtà rappresentata, così da far urlare alla critica della contemporaneità. Esasperare la stilizzazione, cosicché qualcuno parli di avanguardia. Mai, per nessuna ragione, tirarsi fuori dal solco estetico che il capitalismo e i social network hanno scavato per noi. Moralisti e tromboni non saranno mai dalla nostra parte, per cui è inutile inseguirli; cerchiamo piuttosto di accalappiare un po’ di critichini hipster e qualche anarco-dandy à la page.

Le belle fihe inquadrate bene tirano sempre, il gore pure. Quindi: rivedere De Palma, saccheggiare i suoi tricks visivi migliori, riproporre i suoi giochi di specchi e le sue dive zuppe di sangue.

Buttare dentro un po’ di quella paccottiglia cripto-mitologica che fa tanto atmosfera. Qualche forma simbolica in cui chiunque possa leggere quello che vuole. Un triangolo composto da quattro triangoli: come le tre figure femminili che si stringono intorno alla protagonista; come la forma del sesso femminile; come l’occhio di Dio che è pura luce; come le membra piegate di un corpo martoriato. Questa roba è una bomba, questa roba spacca i culi.

Costruire il fascino del film sulla stessa qualità che distingue Elle dalle altre: la purezza di un’immagine perfetta, che non è soggetto, non è corpo, non è materia ma pura, glaciale, rappresentazione di una forma ideale. Puro visual, pura luce. Un niente inafferrabile.

Sovrapporre il fashion e l’occulto, le luci abbaglianti delle passerelle con l’oscurità delle messe nere. Fare del materiale (la moda, i neon) la via per lo spirituale (angeli innocenti? demoni insidiosi?). Spacciare la plastica per metafisica: nessuno crede più che ci sia qualcos’altro, oltre la plastica: lo spirito non può essere che lì dentro.

Inserito da Tandoori al posto di M.I.G.L.I.O.

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Postato in: Lo sfogone Tag: hipster, refn, social network, The neon demon Fai un commento

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