Di notte restava immobile, concepiva il letto come fosse un sarcofago. Una bara, certo, ma usare la parola ‘bara’ non è appropriato, non si può parlare della morte, soprattutto nell’incipit. ‘Sarcofago’ invece ha quella sfumatura esotica e faraonica che legittima la scelta lessicale. Sarcofago incuriosisce e allo stesso tempo mantiene le giuste distanze. Perché le distanze sono fondamentali: ciò che accade lontano da noi non esiste.
L’amica geniale | Gé-ni-ùs
di Claudia D’Angelo Ivan c’aveva le fisse per le ragnatele, le slabbrava tutte ficcandoci gli artigli. Ogni volta che giocavamo a nascondino e condividevamo lo stesso rifugio sembrava provare un piacere unico nell’infilarsi negli angoli più sporchi e umidi.
Modern Love | L’amore moderno non esiste
di Daniele Pasquini Modern Love è una serie bellissima, ispirata da una rubrica giornalistica ancora più bella: ma il titolo nasconde un vizio retorico. È un ossimoro che suona bene, ma voi siate prudenti. Diffidate da certe scorciatoie. L’amore moderno non esiste, così come non esiste l’appetito contemporaneo, la defecazione medievale o il sonno primitivo. La fame è fame, il sonno è sonno e la cacca è cacca.
Baby | Zapping
Meno due giorni alla Fase 2.
Sto facendo zapping notturno e a un certo punto eccolo lì. Tre metri sopra il cielo.
Non l’avevo mai visto. Ma quanto cazzo è vecchio? Sembra un film degli anni ‘90. Vado a vedere. 2004. Cazzo. 2004. Me lo ricordavo come fenomeno giovanile. Il problema è che quando è uscito ero giovane anch’io. Sedici anni fa.
Babi era il nome della protagonista. Con uno Scamarcio alle prime armi si messaggiavano col Nokia.
A un certo punto guardo meglio la mamma di Babi. Dove l’ho già vista?
Ma certo.
Oggi ho finito di vedere la seconda stagione di Baby su Netflix. Un sacco di cose interessanti in questa quarantena. Che coincidenza. L’attrice della mamma di Babi è la stessa della mamma di Ludovica la Baby, invecchiata. Tutto torna.
Preacher | O delle opere di Padre Bresciani
«Quando m’arrischio ad uscire vedo solo visacci briachi, truculenti, feroci, armati di pistole, di daghe, di pugnali, di carabine… bestemmiando ad ogni parola bestemmie orribilissime, sozzissime e più che diaboliche contro Maria immacolata». Così scrive Padre Antonio Bresciani nell’introduzione al suo romanzo L’ebreo di Verona. È il 1850. Siamo a Roma. Ma facciamo un passo indietro. Al 1849.