Mi sono mangiato i miei fratelli quando ancora eravamo delle folate di vento e gareggiavamo sotto il ventre dei cavalli al galoppo, tra le rocce e sopra la risacca. Me li sono mangiati, e dalla pancia di mia madre sono nato soltanto io, con un taglio secco, in una schiuma di sangue e carne. Poi ho pianto, ma quello – chi più chi meno – lo fanno tutti.
La regina degli scacchi | Educazione in bianco e nero
Esattamente un anno fa, un mio amico molto più preparato e talentuoso di me a scacchi ha organizzato un piccolo torneo amatoriale, dove lui faceva l’arbitro. Avendo perso non solo per merito degli altri bravissimi giocatori, ma anche per la mia incredibile capacità di buttare nel cesso vantaggi importanti, sono caduto in uno stato disforico per un po’ meno di una settimana.
Aylesbury Estate | Gentrificazione per sempre
1860_Esterno giorno_ In una generica piazza italiana ottocentesca, ma potrebbe sembrare anche settecentesca o seicentesca: caotica, brulicante, anche le cose inanimate si direbbero avere vita propria, del fumo esce dal terreno come in un Averno o in una New York di fine millennio. Un messo regio con redingote, marsine lucide e calzari verde brillante annuncia per tutti e per nessuno, in piedi di fronte a una casa, lo sgombero imminente per far fronte alle esigenze di Firenze Capitale. Il mercato vecchio, con annesso ghetto ebraico, verrà di lì a poco brutalmente raso al suolo, per dare seguito alle deliranti idee di progresso di un certo Enrico Poggi. Da questa visione a volo di uccello ci abbassiamo fino a un gruppo di persone, si direbbe una famiglia, che cammina trascinandosi dietro un piccolo carro. Percorrono così via dei Fossi, scendendo in direzione del fiume, pronti a raggiungere l’Oltrarno, dove una qualche casa di parenti l’attende, con il lenzuolo d’ordinanza a dividere e duplicare lo spazio. Un uomo rosso e greve, apparentemente il padre di famiglia, stringe i denti e bestemmia verso il cielo in modo pittoresco, una lunga litania di ingiurie rivolte verso il Creatore che intrecciano, unendosi l’una con l’altra, una specie di ghirlanda. La moglie sorride stolidamente, guarda i nonni e i figli issati sul carretto ricolmo di robaccia e sussurra a mezza voce quanto detesta i traslochi.
Cinemini | Le cinema du Panthéon, o meglio, La librairie du cinéma du Panthéon
di Viola V. Giacalone Quando penso a Parigi, spesso ultimamente, penso alla quotidianità. I colpi di scena restano sempre gli stessi e li ho elencati nella mia testa tante volte, è mera mitologia. Le cose e i gesti che ripetevo sempre hanno tutta una profondità diversa invece.
I miei vicini Yamada | I giapponesi non ridono mai
– Mai, neanche quando sono a casa? – Mai, ti dico, non ridono mai.
Le streghe | Tiziano Ferro
Se mi chiedono cosa penso riguardo al nuovo adattamento dal romanzo di uno dei miei scrittori preferiti (precisazione: dal summenzionato autore sono stati tratti, nel tempo, diversi film quasi tutti brutti o bruttissimi, alcuni in categoria: inguardabili), rispondo che mi ha fatto pensare a Tiziano Ferro.
Festival dei popoli | Home edition
Una volta un cuoco stellato ha detto che l’uovo al tegamino è la ricetta più difficile che esista. Il motivo è ovvio: perché è la più semplice.
Paprika – Sognando un sogno | Lucido
È difficile trattenere la memoria onirica, bisogna afferrarla in quel breve istante che precede la veglia, quando il ricordo sfugge da ogni poro, lasciando un generalizzato formicolio sottocutaneo e un fotogramma da cui ripartire. Il mio è un braccio metallico, e tanto basta per seguire a ritroso, come sotto ipnosi o interrogatorio, ogni movimento del sogno, per provare a prenderne possesso prima che sfumi in una inquietudine che via via si dirada come nebbia col giorno che avanza.
Nomad: In the Footsteps of Bruce Chatwin | Es mi tío
Sono un figlio di Apollo rapito da Dioniso, mezzo cavallo mezzo uomo, e ambisco a mettere ordine a un caos di cui mi sono invaghito, incapace di fuggirlo. Ma, ahimè, è triste la sorte di chi si innamora del proprio fallimento e ogni passo è buono per farmi tremare. «Vorrei nolle», mi dico, ma «e i check-point?».
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