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In fuga dalla bocciofila

Blog dal titolo fuorviante in cui si parla di cinema tra una divagazione e l'altra

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I fantasmi d’Ismael | Interno giorno mattina

1 Maggio 2018 di simone lisi

1. INT GIORNO – SALOTTO BORGHESE

Una ragazza sui trenta, pantaloni leggeri, maglia a maniche lunghe si avvicina a uno scrittoio vicino a una finestra. Accende un Mac. Dopo un secondo in cui lo schermo è tutto blu, compare la foto segnaletica di una donna, in bianco e nero, della polizia americana. Sul cartello che la donna tiene in mano c’è scritto:

FBI – NEW YORK
91 – 22662 33355
11 – 9 – 82
SILVIA BARALDINI

La ragazza fa partire un programma di scrittura e digita questa frase:

La programmazione cinematografica, è come la vita, non aspetta.
Così ti svegli una mattina che pensavi, allora oggi andremo a vedere Desplechin e invece non c’è più, passato per sempre come qualcosa che sarebbe potuto essere e mai sarà.

2. INT GIORNO – CAMERA DA LETTO

La ragazza e il ragazzo distesi in un letto, la finestra è aperta.

LUI

È tutto colpa nostra (piange quasi) è colpa nostra nostra. Mi viene da piangere.

LEI

Piangi, se ti viene da piangere.

LUI

Abbiamo sacrificato il film per del cibo, per stare con i tuoi amici a delle inutili cene inutili (asciugandosi le lacrime).

LEI

Per le cene contesto, semmai per la socialità (questa ultima parte della frase si limita a sussurrarla dentro una trapunta leggera colorata, come mordendola).

LUI

Non so come fare a uscire da questa tristezza.

LEI

Chiederai a qualcuno di scaricarcelo da internet, non è una tragedia.

LUI

Sembra che a te non importa niente. Perché dici chiederai? Io non conosco nessuno, piuttosto tu chiederai a qualcuno dei tuoi amici di scaricarlo. Ti prego.

LEI

Va bene. Sentirò Bobi. Solo dico che stare là a lamentarsi non serve, non è utile.

LUI

E cosa serve?

LEI

Fare qualcosa, pulire l’immonda pila di cocci che stanno nel lavandino di cucina.

3. INT GIORNO – SALOTTO BORGHESE

Lei si alza dal letto e va nella stanza accanto. Passa davanti alla cucina piena di piatti sporchi da lavare e va diretta allo scrittoio in salotto, accende il computer e scrive un dialogo su un programma di scrittura, dopo quella prima frase circa la vita e la programmazione cinematografica, che non aspetta.
Lui intanto si è avvicinato al lavandino della cucina è ha iniziato a lavare i piatti.

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Postato in: Oceani di autoreferenzialità Tag: Desplechin, fantasmi, sceneggiatura, simone lisi Fai un commento

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