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In fuga dalla bocciofila

Blog dal titolo fuorviante in cui si parla di cinema tra una divagazione e l'altra

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Fai bei sogni | Sentenze

17 Novembre 2016 di simone lisi

1. Tempo duri per l’endorsement. Ma quando dico endorsement, sbaglio: volevo dire establishment. Ricomincio. Tempi duri per l’establishment. Se il regista famoso va a pescare nei best-seller della passata stagione vuol dire che gli ultimi film sono andati parecchio male al botteghino.

2. Dove un tempo sorgevano le parole di Gramellini, son spuntate delle canzoni. Meglio così. Ma Bellocchio direttore di videoclip? Non ce lo vedo.

3. La trama è inconsistente, la voce dello scrittore prosciugata alla fonte, i dialoghi cattivi a monte, e allora cosa resta a valle? Sono i temi di Bellocchio, la religione, la madre, il peccato ciò che quasi salvano un film spacciato.

3. Il processo di margherita-buizzazione di Valerio Mastandrea. Torinese nel film, romano de roma dajeee cazzooo.

4. Quando compare un attore non famoso, non parente del regista, non comparso nella serie 1992, o non bambino, (penso a Barbara Ronchi che fa la madre) si aprono sprazzi possibilistici, di bellezza. Torno a respirare. Lo spettro di Alba Rohrwacher che si aggira per il cinema.

5. Quando si è trattato di scegliere che film andare a vedere, tra il Malick del 2013, Ken Loach e questo, ho fatto valere il mio voto di fronte al Congresso, che ci avrei scritto qualcosa, ma ho messo le mani avanti dicendo che comunque sarebbe stato un bagno di sangue.

6. Ci sono dei momenti -rari, rarissimi- in cui il protagonista a.k.a. Gramellini si spala la merda addosso (Gramellini, son trent’anni che evito di scoprire chi tu sia e cosa tu faccia), e insomma quei momenti là, in cui c’è come una vertigine marrone da metalivello, sono i migliori.

7. Chi ha fatto il casting (ho perfino cercato su internet quale sia la figura professionale che si occupa di questo, ma non ho trovato niente e mi si è aperta una infinità di siti spazzatura su dove, cosa, come prepararsi al meglio al casting, etc.) insomma questo assistente alle regia o chi per lui quando si è trovato a proporre Bérénice Bejo (The artist, Le passé) come donna di Mastandrea/Gramellini penso abbia assunto un’aria divertita, abbia messo su un sorrisetto che ha ancora adesso che io scrivo questo.

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