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In fuga dalla bocciofila

Blog dal titolo fuorviante in cui si parla di cinema tra una divagazione e l'altra

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ERA MEGLIO SE ESCO AL BAR | Escobar, un film che, giuro, mi ha stupito

8 Settembre 2016 di Redazione

di Lavinia Ferrone

Avete presente quella barzelletta che dice così. Ci sono tre canadesi, col viso slavato e i denti bianchi, molto molto muscolosi ma con la testa piccola piccola, che pur non facendo uso tipo di nessuna, ripeto, nessuna sostanza psicotropa o quantomeno stupefacente (parola che, a giudicare dal loro sguardo vitreo, annichilito probabilmente dal buio, il freddo e, concedetemelo, la tristezza, dei boschi canadesi, non devono avere mai pronunciato), decidono di andare in vacanza in Colombia negli anni 80, ai tempi dell’egemonia di Escobar, che in questo caso, più che Escobar, preferisco chiamarlo direttamente Benicio del Toro. Insomma questi quattro canadesi sani vanno in Colombia, e non solo. Decidono di aprire una scuola di surf abusiva con tanto di barettino annesso proprio sulla spiaggia, cioè, non un po’ lontano dalla spiaggia, o a due metri dalla spiaggia, proprio sulla spiaggia, tutto questo ovviamente senza chiedere il permesso a nessuno. Che voglio dire, è un po’ come andare in costiera amalfitana e dal giorno alla notte aprire un chiringuito sulla spiaggia. Insomma, voglio dire, è ovvio che vi fanno il culo.

Ma questa non era la fine della barzelletta.

Insomma una banda di colombiani strafatti e incazzati cercano di fare il culo a questi canadesi, e vanno a dirgli una cosa che, tradotto in padano sarebbe ‘ciapa el camèl, ciapa la barchetta, e a casa’. Loro, non si capisce esattamente perché, decidono di non dargli retta e rimangono lì a bere birra San Miguel e buttare giù banani per coronare il loro sogno (?), appunto, aprire una scuola per surfisti abusiva e, diciamolo, strutturalmente precaria, su una spiaggia colombiana. Ovviamente uno dei canadesi si innamora di una colombiana che vede in lontananza, dico ovviamente perché questa non era la fine della barzelletta.

Ah vi ricordo che, nel frattempo Escobar, ehm cioè Benicio, continua a conquistare la Colombia e il cuore dei colombiani costruendo ospedali e scuole (ricordiamolo, a quanto pare, fatte di cemento per davvero).

Insomma, il canadese e la colombiana fornicano, dopo due giorni lei lo presenta alla famiglia, e suo zio è nientepopòdimenoche Benicio (con la fattanza dei tempi di Paura e delirio a Las Vegas), o insomma Escobar. Lui, il canadese, non sa neanche chi sia Escobar/Benicio, mai sentito nominare, per cui cerca di farcisi ben volere. La tipa, la fidanzata di lui, che, per coronare tutti i cliché, si chiama Maria, dopo aver incastrato il canadese a sposarla perché ormai l’aveva presentato alla famiglia la quale aveva a quel punto iniziato a minacciare il canadese di sposarla, lo costringe inoltre a lavorare per zio Pablo dicendogli che ‘Con lui faremo molta strada’ (e te lo credo, dico io). Ah dimenticavo, e forse questa potrebbe essere la fine della barzelletta ma in realtà no, il canadese, vedendo che zio Pablo c’ha pure le posate fatte d’oro, chiede alla fidanzatina (ATTENZIONE! Non è questa la fine della barzelletta) ‘Come fa a essere così ricco zio Pablo’(ATTENZIONE!Non è questa la fine della barzelletta) ‘Con la coca! La cocaina è un prodotto nazionale colombiano biologico a Kilometro 0 che lui esporta in tutto il mondo ammascandolo nei container di tonno Riomare’(ATTENZIONE! Non è questa la fine della barzelletta) ‘Ah sì?’ (che nemmeno l’attore pagato fiorfior di milioni per quella scena riusciva a fingere stupore).

Insomma che dire, il canadese diventa il pulisci-piscina-di Benicio, che se lo prende a cuore, e fa in modo che quei tipi che all’inizio della barzelletta erano andati a minacciarli di dargli fuoco alla scuola di surf abusiva se non l’abbozzavano, vengono casualmente arsi vivi appesi a testa in giù; in modo che gli altri canadesi possano coronare davvero il loro sogno (?). Ma il canadese è sclatro, eh sì, lui è furbo, lui vede, ha orecchie dappertutto, non gli sfugge niente, e così un giorno, vedendo che uno degli amici di zio Pablo, si sta lavando con una spugna le gambe sporche di sangue umano, gli viene il dubbio che ‘Sarà mica che qui alla fin della fiera, ci rimetto le palle?’. Nonostante ciò, continua a lavorare per Benicio/Escobar. Fino al punto di dover uccidere, sempre per conto di zio Pablo, un ragazzino che doveva fare un lavoro per el Patròn, ma insomma ovviamente (scusate se continuo ad usare ‘ovviamente’ ma gesù, è così ovvio) non riesce a sparargli (perché lui è buono), lo aiuta a scappare per salvargli la vita, e alla fine, cioè dopo un minuto che il canadese lo aveva fatto scappare, questo ragazzino viene ucciso da uno degli scagnozzi del Patròn (che è Escobar, cioè Benicio, insomma zio Pablo pe’ tutti). Beh che dire, no, non finiva nemmeno qui la barzelletta.

Niente, alla fine, dai picchia e mena, il canadese uccide un po’ di gente, sembra che ce la faccia ma alla fine…

ahahahahahah!

No ma non era finita qui la barzelletta!

Va bhe ma almeno l’hai capita?

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Postato in: Oceani di autoreferenzialità, Sono figo solo io 1 commento

Commenti

  1. Giulio Benati says

    8 Settembre 2016 at 14:32

    ahahahah, sembra VERAMENTE un bel film!

    Rispondi

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