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In fuga dalla bocciofila

Blog dal titolo fuorviante in cui si parla di cinema tra una divagazione e l'altra

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Equals | Passare il Ferragosto in città ti fa sentire una persona fortunata

17 Agosto 2016 di ferruccio mazzanti

Passare il Ferragosto in città ti fa sentire una persona fortunata. Gli amici (o i sedicenti tali), i nemici, i conoscenti, le donne altrui e persino i parenti postano fotografie di acque cristalline e relax a base di mojito con maracujà, mentre tu vai al cinema la sera a cercare un solo goccio di vento che asciughi via la tristezza accumulata sulla tua camicia. Leggerai solo poche righe di un libro di Limonov, vedrai Il caso Spotlight, vedrai ancora una volta Jeeg Robot, ma vedrai anche Equals:

I

Mmm che figlia aveva quella Equals. La Equals stessa, a giudicare dal nome, era di costumi piuttosto facili, e la figlia, anche lei piuttosto ambigua. Si sa, tale padre tale figlio. Provate ad immaginare per un attimo: se madame aveva trasgredito tutte le regole possibili immaginabili, che razza di donna sarà sua figlia? Dissolutezza totale. Una così va a cena fuori e sotto la pelliccia non porta neppure le mutande – con una rosa tra i capelli per provocare gli uomini, che se le danno di santa ragione per la XXX che tiene tra le gambe: sangue a fiotti, specchi in frantumi, smoking stracciati. E lei, imperturbabile, effonda da sotto la pelliccia quel suo odore che conosciamo, denudando il XXX scandalosamente turgido, felice.
Vive da sola. Affitta un appartamento. A volte un uomo si stabilisce lì, a volte ne arriva una dozzina in visita. Non c’è regola. Si veste in un modo che non lascia dubbi. Un cappello sulle ventitré copre metà del viso. Indossa dei pantaloni bianchi, o qualche vestito che come una bandiera si trascina dietro per il quartiere. Non ha più sedici anni, ma di serietà neanche l’ombra. Fuma, beve e sniffa come un cavallo. Di salute cagionevole ma lo tiene segreto. Ama XXX e mentre lo fa sembra una macchina a vapore. Non andrà a finire bene. Eppure è divertente. Il suo sistema di valori si basa sul caviale e sullo champagne. Tutti sono suoi servi. Nessuno che ti guidi sulla nuova via.
La via è vuota.

II

I vestiti neri s’impregnano bene di sole. Bello sudare portando il nero in estate. Una volta forse ho avuto un impermeabile fatto così. Ora non me lo ricordo più. Bello lasciar cadere l’impermeabile nelle pozzanghere, passarci sopra, entrare da una porta che ti si richiude alle spalle, comprare del fritto, bere dell’alcol, pulirsi con una salvietta, saltare giù dallo sgabello. Dire yuh-hoo! Uscire, girare l’angolo a sinistra, tirare fuori il coltello, nasconderlo nella manica destra, scivolare nell’androne di casa Sua – accoltellare il portinaio, infilarsi nell’ascensore, arrivare al piano diciannovesimo. Baciare le Sua labbra stupite, spogliarLa mandando tutto a quel paese, XXXarLa con il fiato mozzo, penetrando il XXX poco usato, infantile, un XXX debole e stupido. Fare un passo indietro verso la porta e ricevere piombo bollente nel ventre. E morire sul parquet. Solo Lei avevo amato davvero. E le scarpe dei poliziotti, vederle prima della dissolvenza.

III

Chiaramente era solo una pellicola immaginaria e rovesciata come il negativo di un film sgranato. Chiaramente ci siamo io e te vestiti di bianco, vestiti di bianco, vestiti di bianco. Abbiamo sedici anni e gli amici fanno le bizze e io e te ci sentiamo speciali, i soli che, quelli che hanno, nessuno potrebbe, ti xxx tanto, fanculo a tutto il mondo, e invece siamo Equals, siamo solo un videoclip con Nicholas Hoult e Kristen Stewart.

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Postato in: La scena tagliata, La sindrome del personaggio secondario, Lo sfogone Tag: Equals, Kristen Stewart, Limonov, Nicholas Hoult Fai un commento

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