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In fuga dalla bocciofila

Blog dal titolo fuorviante in cui si parla di cinema tra una divagazione e l'altra

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Eighth grade | Il colonnello

7 Maggio 2020 di Redazione

Per tante cose sarò sempre come un bambino, ma uno di quei bambini che fin dall’inizio portano dentro di sé l’adulto, in maniera che quando il mostriciattolo diventa adulto davvero succede che a sua volta questo porta dentro di sé il bambino, e nel mezzo del cammin si verifica una coesistenza raramente pacifica fra almeno due aperture sul mondo.

Julio Cortazar, Del sentimento di non esserci del tutto, da Il giro del mondo in ottanta mondi

 

di Valeria Marzano

Non l’ho mica capito perché tutto mi fa piangere. Sono sicura che una spiegazione esista, deve avere a che fare con questo demone senza forma che mi porto dentro, che so che mi accompagna da un po’, che si sta facendo grande con me. Qualcosa lo va a stuzzicare. È un artiglio affilato, capace di pizzicare le corde giuste, quelle che fanno cadere il macigno su un punto esatto al centro del mio petto.
Poi tutto esplode, e io ancora non lo capisco, ancora non lo so come si fa. Mi sento nella testa una materia sinaptica così finemente ramificata eppure non ben radicata: riesce a cogliere tutto fin nel profondo, ma le mancano le coordinate principali. Immagino che crescendo cambierà.

Intanto mi pare che per pochi altri accanto a me sia così, soprattutto in questi luoghi da poche anime. Alcuni li ho dovuti conoscere su internet. Si commuovono guardando i miei stessi film, si emozionano ascoltando le mie stesse canzoni, e questo è carino. Ma non so mai davvero fino a che punto la loro storia sia uguale alla mia. And all I loved, I loved alone.
Ecco allora cosa resta, questa coltre di placida indifferenza, questo fingere di essere superiore alle cose, oppure un’estranea. Di non avere nulla di interessante da dire, perché tutto suona vuoto, il linguaggio solo il tradimento di un soldato semplice insubordinato verso quel colonnello albero neuronale, tanto complesso quanto incompleto.

Sei goffo, soldato. Che senso ha? Perché devi metterci in imbarazzo così?
Avevo letto, da qualche parte, che ci vuole tempo perché una monetina arrivi a toccare la superficie dell’acqua in un pozzo molto profondo, ma quel tempo all’esterno è sempre un ritardo, una stranezza, una deviazione dalla norma.
Ci conviene restare in sordina, soldato. Potremmo guardare mille storie d’altri ogni giorno, più d’una al giorno, noi soli davanti al nostro pc. Ci potrebbero consolare, potrebbero aprire un piccolo varco, uno spiraglio di luce sul mondo. A una qualche legione dovremo pur appartenere.

Potremmo tenere il fiato sospeso, usare tutti i polmoni, il fiato sospeso fino a quando sarà tutto finito.

Perché dopo ci scommetto che sarà meglio. È solo un addestramento. Incassa il colpo e prosegui, incassa il colpo e resisti, incassa il colpo e sta’ zitto. Un giorno daremo fuoco a tutti i brutti ricordi del passato e balleremo sulle ceneri, non ci sarà più da obbedire a nessuno. Basterà il colonnello, diventerà più esperto, saprà sempre cosa fare.

Questo lo pensavo allora. Avessi oggi una scatola da disseppellire, dentro ci troverei tutte cose che ancora mi piacciono, mi piacciono così tanto e sono così tanto mie che le ho rinnegate in pubblica piazza mille volte. Le ho rinnegate perché mi avevano salvata, quando credevo che nessun altro al mondo soffrisse quanto me. Fossi nata nella provincia americana, la mia adolescenza e la scuola sarebbero andate persino peggio di come sono realmente andate, ammesso che sia possibile.  Ci stupiamo, ci sentiamo quasi in colpa, se ci piacciono così tanto i racconti di formazione. È roba da teenager. Questi ragazzi legati all’apparenza che cercano validazione su Instagram. Che provano a esorcizzare le incertezze più atroci fingendosi sicuri di sé. Come se non fosse così per tutta la vita, come se non ci fosse intrappolato un adolescente, nella nostra impostura, nel nostro involucro d’adulti. Un colonnello che non ci sa comandare.

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Postato in: Lo sfogone, Sono figo solo io Tag: 2018, bo burham, eighth grade, netflix, terza media, valeria marzano Fai un commento

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